Piccoli Animali Senza Espressione – Sveglio Fantasma


Una foto sbiadita, dai contorni indefiniti.
Ma una foto d’epoca, non di quelle ritoccate dai filtri di Instagram.
La foto di un viaggio, fisico e metaforico, in luoghi tangibili e in stanze della mente. La foto di un risveglio, del risveglio di un’anima incerta e impura, e dei fantasmi che porta necessariamente con sé.
Questa è la sensazione che ho avuto ascoltando per la prima volta “Sveglio Fantasma” il nuovo lavoro dei Piccoli Animali Senza Espressione, il gruppo toscano formato da Andrea Fusario, Filippo Trombi ed Edoardo Bacchelli, al loro terzo album di inediti, uscito lo scorso 2 maggio.
È indubbiamente difficile riuscire a collocare in un unico genere le sue undici tracce. Dovendo sceglierne uno, probabilmente deciderei per il pop, ma un pop voluttuoso e volteggiante in cui i testi della nuova autrice Annalisa Boccardi hanno trovato la giusta collocazione. La collaborazione con un musicista di respiro europeo come Tenedle ha contribuito a creare la trama dell’album, un ricamo di suoni semplici intrecciati ad un’elettronica elegante, che trasporta in maniera convincente ed efficace l’ascoltatore, creando la giusta atmosfera al viaggio verso l’oriente in cui il fantasma vuole condurci.
Ci si sveglia presto, è l’alba. Si parte, in una mattina di grigio e di ghiaccio, seguendo ‘La teoria delle stringhe‘, la prima traccia dell’album. Un’atmosfera vibrante, una scia di basso che si fa seguire senza virtuosismi. Il cammino ha inizio, ripensando al passato per raccogliere i ricordi e farli diventare parte dell’armatura che verrà indossata durante il percorso. ‘La mia parte lagunare’ inizia in punta di plettro, tra basso e chitarra, morbidamente avvolta dalla nebbia e dai ricordi, e prosegue in una Venezia anni Trenta, mentre le campane suonano. La presa di coscienza avviene con ‘Come il quadrato‘. Bisogna tentare, provare a scappare in uno spazio nuovo, più ampio, farsi consolare e cullare dal pensiero del possibile.
‘Luminoso‘ è la tappa successiva, un abbandono della mente, con una musica che verrebbe da definire chill dubstep se non ci fossero le campane a fare da intro, e non fossimo sospesi tra la Russia e l’Oriente… Forse si tratta di una foto scattata al pensiero, come recita il testo. Come fare ad inquadrarlo? Possiamo solo portarci avanti, proseguendo, trasformando grattacieli in cattedrali e strade in cammini, lasciando alle spalle l’idea di impotenza, che l’importante è cominciare. L’importante è mettersi ‘In cammino‘.

Quasi a metà percorso, arriva ‘Il punto e la linea‘, che aumenta leggermente il ritmo senza abbandonare la dimensione fluttuante che caratterizza l’intero album dei Piccoli Animali senza Espressione, e che riporta l’attenzione sulla capacità di ritrovarsi e non annoiarsi. ‘Oltremare‘ è un profumo, una trama di tessuti, un misto di colori. Un brano sensoriale, che sa di spezie e di frutta, di narghilé e di miele. Il viaggio che continua, fisicamente questa volta.
È la volta di ‘Lupa’, che incupisce l’atmosfera e aumenta la pressione. I suoni smettono di vibrare e si fanno più fisici. Il pezzo strumentale ‘Luce Astrale‘ è la congiunzione tra il prima e il dopo, un mix di suoni elettronici che incatena la memoria a ciò che è stato e prepara a quello che ancora deve accadere.
‘Vicolo d’oro‘ è la traccia che fa risvegliare il fantasma. Quello che ero io riscoprirò, anche se il tempo è passato.
I synth rendono l’uscita dal torpore metallica e pungente, il freddo e la neve si sentono sulla pelle passando dalle orecchie. Fino alla chitarra finale, che riesce a far chiudere gli occhi per qualche istante.

Si arriva alla fine del percorso. ‘Tracce separate‘ è l’ultimo brano. Alla fine di un viaggio si cerca sempre di tirare le fila, di trarre un bilancio. O forse è solo una scusa, per giustificare il tormento che spinge a un viaggio interiore di questa portata. Solo una scusa per unire in poesia la pura geometria. Il pianoforte è il solo protagonista del pezzo, evocativo e morbido, per ritemprarsi dopo tutto questo vagare.
“Sveglio Fantasma” è un progetto ambizioso, perché parla di mondi conosciuti, di viaggi interiori e di viaggiatori coscienti, ma lo fa con suoni e armonie personali, che non somigliano al pop e si allontanano anche da ciò che il pop rifiuta, snobbandolo.
I Piccoli Animali senza Espressione accompagnano l’ascoltatore lungo un percorso in salita, verso una ricerca interiore, un labirinto sognante di suoni e voce, un risveglio.

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