Ismael – Tre


Cos’è la musica d’autore?
Da anni, quando si sente qualcosa in cui i testi hanno una valenza particolarmente importante e l’impianto è particolarmente ricercato elettricamente, si usa la pessima definizione di “rock d’autore”.
Che vuol dire tutto e non vuol dire niente.

Come può, quindi, un autore diventare un Autore?
Ovviamente deve possedere la capacità di rendersi riconoscible e unico, preciso e stimolante.
E creare un immaginario intorno a sé, nel quale questa autorialità sguazza e dà (e prende) elementi condivisi tra pubblico e influenze.

Gli Ismael però fanno di più.
Molto di più.
Già dal nome possiamo intuire la potenza delle immagini che vengono descritte: Ismaele, il marinaio di Melville, eterno studente e disilluso…ma che nel frattempo si lascia stupire dalla magnificenza e dall’orrore.
Partiamo dal testo: il cuore pulsante delle canzoni è l’abilità narrativa con cui vengono descritte con realismo poetico, crudo e strabiliante piccoli aneddoti di vita vissuta o inventata.
Ricordano alcuni racconti brevi di Dino Buzzati e Beppe Fenoglio, le parole degli Ismael in Tre fluiscono con una metrica libera ma al contempo precisa.
Tre è il secondo disco per la band emiliana, un disco notturno e musicalmente secco.
Una chitarra protagonista che ricorda a piene mani alcune ballad rock di Springsteen, mentre l’impianto ritmico ha una chiara matrice alternative.
Ascoltandolo vengono in mente riferimenti colti, come una versione meno pesante dei Teatro degli Orrori, ma anche i Diaframma se fossero stati più visionari e Benvagnù se fosse stato meno criptico.
Il singolo Canzone della Volpe è il picco totale del disco, la metafora della femminilità felina e dell’indipendenza.
Undici canzoni pregne di significati nascosti, messi però bene in vista con indizi, che ti tengono incollato alla pagina (pardon, all’ascolto) fino alla fine.

Assolutamente un disco da ascoltare per tutti quelli che amano il cantautorato in Italia, declinato nella forma più pura e senza fronzoli, e i suoni più sporchi e trascinanti senza mai sfociare nel manierismo lo-fi.

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