I Crasti – Tac!


Ci piace ascoltare dischi nuovi, dischi di gruppi emergenti.
Non siamo alla ricerca di talenti ma ci piace ascoltare musica nuova e provare a raccontarvela: per questo, oggi parleremo de I Crasti.

Il loro primo disco arriva dopo tre anni passati tra sala prove e serate nei locali per far conoscere il proprio repertorio.
Tutto materiale finito nel loro primo album in studio, “Tac!”, un disco di innesco direi, se vogliamo dare retta al titolo.
Non so bene se innesca un processo, un meccanismo, una rottura o altro: certo è che il tutto incuriosisce, voglio fidarmi di questi cinque crasti giovani e procedo all’ascolto.

Poco più che un Ep, “Tac!” in trentasei minuti racconta sette tracce molto variegate nel sound e nel tiro.
Come dire? Craste, appunto.
I cinque componenti dimostrano di avere carattere e tecnica stilistica dietro alle tastiere, al basso, la batteria, alle chitarre e al sax.
Mi piace molto ascoltare musica e non ne parlo finché non mi trasmette una suggestione, positiva o negativa che sia: “Tac!” mi ha catturato dal primo ascolto perché al suo interno ci sono pezzi completamente in contrasto tra di loro.
Questa caratteristica fa sì che il disco scivoli via bene, mettendo l’ascoltatore nelle condizioni di cercare un filo di collegamento tra i vari momenti dell’album.
Come accennato poco sopra, tutti e cinque i componenti sono artisticamente validi e per questo ho apprezzato molto i pezzi in cui la vena creativa muta in un’esplosione di colori (arma a doppio taglio questa, di cui parleremo dopo).
Ti prendi gioco di me‘, ‘Una settima al mare‘ e la bellissima ‘Miocardi‘ hanno destato il mio interesse al primo ascolto. 
Poi, riascoltando bene, ho capito che mi attraevano perchè sono gli unici brani con una struttura fluida e coerente, senza troppi cambi di stile e tempo, impreziositi dal sax.

Il resto dei pezzi di “Tac!” infatti, nonostante contengano al proprio interno momenti molto creativi e originali, risultano troppo confusi e gravidi di modelli di riferimento.
In ‘Cervello dappertutto‘ ho trovato interessanti le partiture di chitarra, le ambientazioni dub e reggae ma non ho assolutamente capito il riff metal nel ritornello attorno ad una voce troppo sottile e debole. ‘Istanbullo‘, che pure contiene ottime idee apportate dalla chitarra solista, le tastiere ed il basso, finisce per essere annacquata da un’elettronica poco rock e da un cantato troppo pop.
Stesso dicasi per ‘C.V‘, brano in cui si ripete il sodalizio di stili e ritmi e sembra che le melodie si trattengano per venire incontro alla voce.

“Tac!” è sicuramente un esordio molto colorato ed esplosivo ma contiene molta confusione stilistica che (forse) potrebbe sicuramente essere migliorata.
Sono sicuro che I Crasti riusciranno nel loro prossimo lavoro a trovare il loro sound e ad adattarci la miglior vocalità possibile: al momento la voce e i testi di “Tac!” sono perfetti nell’ottima di un album cantautorale mentre il sound della band merita sicuramente un cantato più graffiante con testi più impegnati.

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