Chat Noir – Elec3cities

 

Il gatto è un animale misterioso.
Poi, se nero, risveglia antiche credenze e suggestioni sepolte in qualche anfratto dentro di noi.
Un essere sinuoso che supera gli ostacoli con un’eleganza incredibile.
E la musica degli Chat Noir è proprio così: elastica, seducente e con il giusto tocco di inquietudine e mistero.

Questo trio è molto sperimentale.
Il gatto che va a spasso per paesaggi oscuri e deserti, mimetizzandosi con il buio che incontra.
Elec3cities si apre con Avant Buddha, una traccia orientaleggiante, aliena e imperscrutabile.
Una spiaggia di notte in qualche sperduta località esotica in cui ci siete solo voi e le dolci note di un pianoforte che vi cullano.
Lo scenario cambia con Chelsea High Line, più futuristica, più ambient, più urbana.
Una passeggiata al chiaro di luna per le vie della città immerse nel silenzio frammentato solo da una voce distante a tratti.
Il disco si fa più struggente con Ninth e con le sue atmosfere cupe e periferiche.
Pearls, invece, risolleva leggermente gli animi prendendo una piega più shoegaze, mantenendo sempre un velo di malinconia e apprensione.
L’anima Noir dell’album esplode con Our Hearts Have Been Bombed in un astrale e rarefatto ambient jazz.
Elec3cities prosegue con Peaceful, brano spaziale che mette in luce una specie di progressive misto a sonorità appartenenti al lato più arcano del smooth jazz.
Il tutto volge quasi al termine con la visionaria e cosmica Radio Show che sembra arrivare da qualche pianeta lontano, distorta ed enigmatica.
Il disco si chiude nella nebbia completa con Aspekt e il suo dark jazz dilagante.

Elec3cities è un album raffinato, un esperimento ben riuscito.
Gli Chat Noir hanno voluto proporci una nuova forma musicale, un prog elettronico contaminato dagli elementi più soffusi del jazz. Degna colonna sonora di un film giallo dalla scenografia fantascientifica.

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