AmePantin – Pantin

Dietro il progetto di AmePantin si cela la figura di Enrico Carrino, che abbandona il nome d’arte di Amê e che qui si avvale della collaborazione di Anacleto Vitolo.
Pantin‘ è il quarto disco del suo percorso (i primi tre firmati Amê) e viene presentato come un lavoro dalla struttura industrial ed elettronica.

Ascoltando le nove tracce dell’album, però, resto basita e Carrino con questo suo lavoro riesce a farmi riflettere come non mai: non sono in grado di decidere se dare retta alla mia parte razionale o se è il caso di affidarsi all’istinto, all’emozione.
Non vogliatemene, vi spiegherò entrambi i miei punti di vista.

Partiamo da ciò che non mi convince: la componente vocale.
Il timbro è troppo delicato e stonano i virtuosismi (ipnotici) che si ergono verso l’alto.
Mi piace quando struttura sonora e liriche, nonché il cantato, riescono ad essere in perfetta armonia tra loro, e tale armonia la si raggiunge ragionando in modo pragmatico.
Che Enrico non me ne voglia, ma una voce come la sua, in un simile progetto, non ha nulla a che vedere.
In parte la sensazione è la medesima riguardo ai testi: soffocati, non vengono valorizzati come invece meriterebbero, perché anche se piuttosto ermetiche, le liriche di AmePantin sono efficaci e taglienti.

Tralasciando la quinta traccia senza nome (…), il disco presenta sonorità interessanti.
Si percepisce un lavoro di ricerca minuzioso, mirato alla fusione sonora che sfocia in un trionfo di chitarre e synth.
‘Golem’ e ‘Clandestino’ sono le due brani che consiglio vivamente d’ascoltare: l’esempio musicale più alto che emerge da questo nuovo lavoro targato AmePantin.

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