Da Roma a Copenaghen: intervista alle Rome In Reverse

Ogni tanto ci piace portarvi in giro per l’Europa, non solo per scoprire realtà emergenti all’estero ma anche per farvi conoscere artisti italiani che hanno scelto di giocare fuori casa.
Stavolta è il turno delle Rome In Reverse, trio femminile che offre al pubblico una performance musicale unita all’arte visiva.
E che ha scelto di farlo dalla Danimarca.

Duo italiano con base a Copenaghen: ci raccontate come vi siete incontrate e come avete deciso di formare le Rome In Reverse?

Rome in Reverse nasce come un duo, ma si trasforma dopo poco in un trio grazie alla presenza di Ambra Nobile che accompagna il progetto musicale con proiezioni live.
L’idea di fondere l’immagine con la musica per noi è stata da subito una forma artistica che ci potesse caratterizzare. Ognuna di noi mette a disposizione le sue capacità e il bello sta nel farlo insieme, tutte e tre sul palco; è così che dopo la musica prende forma, la forma giusta.
Io ed Elena in particolare abbiamo condiviso tantissime cose insieme, ancor prima di Rome in Reverse…poi siamo atterrate a Copenaghen, e si è aperto questo nuovo mondo artistico per noi.

La scelta di vivere a Copenaghen è stata dettata da fattori privati o è stata una scelta “artistica”?

La scelta di Copenaghen per noi è stata comunque una decisione sia artistica che privata, dettata dalla voglia di nuovi cambiamenti e nuovi stimoli musicali.

Qual è l’atteggiamento, all’estero, nei confronti della musica live emergente? Intendo: se sei uno sconosciuto, è più facile rispetto all’Italia esibirsi nei locali?

Qui il panorama artistico è ricco e viene rispettato con un atteggiamento che non abbiamo mai notato in Italia.
La musica è seguita con interesse grazie ad una cultura vivace, sicura e cosciente delle proprie risorse…questo però non significa che sia più facile esibirsi nei locali.
C’è sempre da alzare i gomiti per farsi strada, anche perché i musicisti con cui si ha a che fare hanno davvero qualcosa da insegnarti ed è sbagliato pensare che chiunque vada all’estero per fare musica abbia più chance…ma almeno un sandwich al salmone è garantito!

Di recente (c’eravamo anche noi) vi siete esibite prima di Adrian Sherwood a Roma: ci raccontate quest’esperienza?

Il concerto con Adrian è stato lo start up di Rome in Reverse, la prima esibizione in cui c’eravamo tutte e tre sul palco e dove abbiamo potuto mettere in scena la fusione di musica ed immagini di cui ti parlavo prima.
Ovviamente è stato emozionante, soprattutto poterlo fare a Roma e prima di uno dei pionieri della musica electro-dub come Sherwood.

‘I have your smell’ è il vostro primo videoclip: che storia avete voluto raccontare in questo video? Quando l’ho visto, mi è piaciuto molto e mi ha stupito. Seguendo il titolo, mi aspettavo qualcosa legato sicuramente alla pelle ma anche ai profumi. Voi avete scelto l’elemento dell’acqua.

E’ giustissimo che la prima cosa ad essere notata sia proprio questo contrasto, perché come concetti non sono così distanti tra di loro: l’acqua può avvolgerti quanto un profumo.
Ti culla, ti trasporta, ti sospende e se ci sei dentro fino in fondo arriva a soffocarti. La ragazza nel video è totalmente immersa in quell’odore, cullata, trasportata e soffocata, eppure non ha bisogno di respirare.
 Quando hai l’odore di qualcuno addosso, ti dimentichi dell’aria.
 È chi la guarda, infatti, a sentire questo bisogno di ossigeno, questa claustrofobia, come se lei lo invitasse a ricercare lo stesso odore.
 Il video di I have your smell è la traccia di qualcosa che ti è rimasto addosso, ma che non c’è.
Perché è bello amarsi in due, ma quando l’altro non c’è impari ad amare anche da solo.

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