Giulia Coda: bisogna sempre credere in ciò che si fa

Giulia Coda, giovanissima cantante di origini piemontesi, è una con le idee chiare.

Il suo percorso sin dall’adolescenza è segnato dalla voglia di cantare, e per farlo si impegna a più non posso: oltre ad un talento naturale, che coltiva con passione, è ferrea nella decisione di voler studiare per perfezionare sempre più la sua vocalità.
Il timbro caldo e avvolgente le fa prediligere sonorità r’n’b, soul e pop, ma è attorno al jazz che si plasma e cresce la sua identità musicale.
Nel 2015 arriva il primo grande riconoscimento, la finale di “Area Sanremo” con il brano ‘Io non piango mai‘ e vince il premio come “Miglior Artista Emergente”.

Su Spotify, se la cercate, al momento è invece possibile ascoltare ‘This Holiday‘, brano realizzato ad aprile 2016 dai toni freschi ed estivi, scelto addirittura dalla Asus per il lancio pubblicitario di uno dei propri prodotti di punta.

Noi l’abbiamo conosciuta grazie a questa hit, che siamo a riproporvi in questa calda estate 2017 e che ci è piaciuta al punto di volerne parlare un po’ con lei, Giulia Coda.

Così giovane e con tante soddisfazioni alle spalle: lo immaginavi così il tuo percorso, quando hai iniziato a cantare?

Credo che in fondo tutti ci sperino, ma veder diventare il tuo sogno da speranza a piccola realtà non è una cosa che ti aspetti davvero.
Ho sempre creduto nella mia musica ma ho anche avuto la grande fortuna di trovare chi credesse con me!

L’esperienza ad “Area Sanremo” ti è valsa una borsa di studio: ti senti di consigliarlo come percorso, ai tuoi colleghi? Come l’hai vissuta in termini di emozioni?

“Area Sanremo” è stata una delle esperienze più belle fatte sino ad ora, perché non si parla solo di provini ma di giorni in cui vivi a contatto con l’arte. 
Oltre alla fortuna di poter imparare da grandi artisti, ed in generale personalità del panorama musicale, in quei momenti stai vivendo con centinaia di persone che condividono il tuo stesso sogno: cosa può esserci di più bello?

Nasci come cantante che si forma nel campo del jazz, ma poi passi ad altre sonorità: che genere ti identifica maggiormente?

Mi sono avvicinata inizialmente al jazz grazie ad Elisabetta Prodon e alla sua scuola: mi ha dato basi molto importanti, ma poi è la voce che sceglie la strada che più le appartiene.
La mia ha scelto il soul.

A chi ti ispiri quando canti?
Chi è il tuo modello di cantante o band?

Indubbiamente la mia è una vocalità particolare, ma credo di poter rispondere Rebecca Ferguson.
Non per nulla il mio primo video accompagna proprio una cover della sua ‘Glitter&Gold‘.

Si è da poco conclusa la tua prima campagna su Musicraiser.
Tra tanti siti che offrono la possibilità di crowdfunding, come mai hai scelto questo portale nello specifico?

Il mio produttore mi ha proposto di affidarmi a Musicraiser, ed io ho accettato subito vedendone le possibilità.
Solitamente in questi casi esordisco con un «figata, facciamolo!».

Giulia Coda

Che aspettative avevi da questo progetto di finanziamento?

Mi aspettavo di riuscire a “fare la musica come piace a me”, grazie al sostegno di chi crede nel progetto di poter rendere il mio primo album lo specchio di quello che sono io.

Ancor prima che si concludesse la tua campagna e già avevi superato il budget necessario per la produzione del primo disco.
Come ti sei sentita quando hai visto il successo di questa campagna?

La verità?
Stavo tornando da un concerto a Villanova Canavese (TO) con la band in cui canto.
Ero sola in macchina, il mio produttore mi ha mandato un messaggio per dirmi che il traguardo era stato raggiunto e sono scoppiata a piangere come una bambina.
Ho iniziato a mandare messaggi vocali di gioia isterica a random.

Che consiglio vorresti dare ai tuoi colleghi indecisi se affidarsi o meno a Musicraiser?

Se ritenete che il vostro progetto possa essere accattivante, fatelo: portate avanti la vostra vera personalità, credeteci.

Con i fondi raccolti comincerai a lavorare al tuo primo disco: che Giulia ritroveremo in esso?

Troverete tutto ciò che c’è da sapere su Giulia.
Per me non sono gli occhi, bensì la musica ad essere specchio dell’anima: la mia anima tutta normale non è, aspettatevi quindi di tutto.

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