Virginiana Miller, Nada, Mauro Ermanno Giovanardi live a Torino: i Miller e una notte

“I Miller” sono ovviamente i Virginiana Miller, fulcro di questa serata, visto che suonano le loro canzoni e accompagnano quelle di Nada e Mauro Ermanno Giovanardi.
Tanti altri artisti prendono parte a un evento che ha luogo in Via Artom a Torino di venerdì 30 giugno ma già da mercoledì propone serate “a tema”.
Ma quale tema è?
Quali artisti sono?
Cosa diavolo è via Artom?
Raccontare tutto per filo e per segno mi costerebbe decine di quinterni ma sarebbe bello provarci almeno per quanto riguarda la serata dei concerti.

Ogni anno c’è “questo evento”, mio appuntamento fisso ma che non saprei definire con un nome preciso. Accade questo: ogni festival in città ha il proprio marchio, il proprio brand, la propria location, impossibile confonderli. “Questo evento” invece cambia sempre nome, cambia sempre luogo, eppure anche questo è impossibile confonderlo. Perché?

Forse perché ha qualcosa che gli altri non hanno, cioè un fil rouge nel corso degli anni.
“Questo evento” preferisce muoversi in diversi luoghi periferici rispetto al centro di Torino, e soprattutto evoca la vita e le scelte di ragazzi partigiani, morti a vent’anni lottando contro il nazifascismo.
Penso che l’occasione sperimentale di “questo evento” sia stata nel 2015 quando a Rivoli hanno suonato i Post-CSI (
qui le foto di Luigi De Palma).
L’anno scorso, invece, l’appuntamento era sotto “Il cielo a Via Di Nanni” con Riccardo Sinigallia e Luca Barbarossa sulle orme dell’eroica resistenza di Dante Di Nanni.
Stavolta c’è “Avevamo vent’anni. Artisti per Artom”.
Emanuele Artom è il partigiano che dà il nome a una delle vie più enigmatiche di Torino.
E “Avevamo vent’anni” mi sembra ottimo per dare finalmente un nome a “questo evento”.

Via Artom, a Torino Mirafiori, è la periferia per eccellenza. Quando ero piccolo era un po’ il luogo simbolo di eroina, delinquenza, ammazzamenti. Negli anni le cose sono un po’ cambiate, e ora sono ben altre le zone della città ad alto rischio. Mentre la fama sinistra di questa zona è in via di assorbimento, resta sicuramente per gli abitanti un altissimo orgoglio di far parte di questo quartiere. I percorsi di vita di queste case popolari e famiglie operaie, legati necessariamente a quella della Fiat, molto più di altri hanno contribuito a indirizzare la storia del secolo scorso, lotte per i diritti dei lavoratori compresi.

Un altro tema di derivazione torinese, purtroppo di attualità, è la questione sicurezza. Dopo “i fatti di piazza San Carlo” (locuzione con cui si designa il casino accaduto durante la finale di Champions League: la psicosi di un falso allarme bomba ha causato oltre 1500 feriti e 1 vittima) il Ministero dell’Interno ha aumentato i requisiti necessari per permettere lo svolgimento di un evento pubblico. Alcuni festival sono stati annullati all’ultimo minuto. Resta da capire, nei grandi eventi estivi, quali limitazioni e disagi dovremo abituarci ad affrontare. Ma, per fortuna, “questo evento” non ha subìto ripercussioni.

Arrivo in macchina. All’ingresso del Parco Colonnetti ci sono come sempre le statue di Aster, Neve e Gliz, mascotte delle Olimpiadi 2006. Quella di Aster, nascosta dietro, è clamorosamente segata in due. Poco più avanti, quattro poliziotti dentro una volante mangiano un panino. Verranno più tardi in area concerto a dare un’occhiata. Le altre persone in divisa che vedo all’interno, invece, sono i musicisti della Filarmonica Torino Mirafiori. Ebbene sì: Mirafiori ha una banda di quartiere, credo l’unica a Torino. Mi perdo purtroppo la loro apertura, e la mia curiosità per questa overture senza tempo resta a secco!

La direzione artistica di “I Miller e una notte” è di Gigi Giancursi e Piera Melone. Il palco è allestito all’aperto, accanto alla Casa del Parco, che è la vera e propria Casa del quartiere di Mirafiori. Gli headliner sono quelli già citati nel titolo, ma il programma è ricco e molti altri artisti si alternano con brevi interventi, riproponendosi nel corso della serata.
Les Nuages Ensemble sono quattro ragazze che suonano klezmer, musica di origine ebrea che confonde tristezza e allegria tra le sue melodie in minore.
Ci sono i cantautori: Liede, Eugenio Rodondi, e i La Stanza di Greta che hanno vinto la Targa Tenco 2017 per la migliore Opera Prima.
Inoltre, le cover di Paolo e Francesca e le “incursioni artistiche” durante i concerti della Compagnia Scuola Circo Teatrazione.

In particolare, a unire le esibizioni e guidare l’atmosfera della serata ci sono le letture degli attori Antonella Delli Gatti e Orlando Manfredi, che ripercorrono i diari di Emanuele Artom scritti negli anni di lotta partigiana. Piano piano, il palco conquista l’attenzione delle compagnie sedute ai tavoli, degli anziani e dei bambini, di quelli giù in fondo intrappolati in saluti da cui non riescono a congedarsi, e degli avventori venuti apposta per la musica in questo pianeta lontanissimo pochi km da San Salvario.

Il locale sforna pizze, le spillatrici riempiono birre, i fusti si svuotano in fretta e quando bisogna cambiarli ti trovi lì con lo scontrino in mano e devi avere un attimo di pazienza oppure optare per la rossa doppio malto (te ne pentirai, tesoro!). Il punto libri della libreria Gang del Pensiero propone libri a tema sul quartiere, gli ultimi successi editoriali, e una selezione musicale, come “Per il verso giusto. Piccola anatomia di una canzone” scritto da Simone Lenzi dei Virginiana Miller.

Esperienza e tempismo: le donne con più primavere alle spalle si portano le sedie davanti al palco. Il meteo concede un compromesso, niente pioggia ma in compenso un vento brividino. Nulla però mi fa venire la pelle d’oca come i Virginiana Miller che cantano gli ‘Anni di piombo’.

Poi Mauro Ermanno Giovanardi, roscio dalla voce elegantemente baritona, magnetizza il palco con le sue canzoni. Dice in milanese, o meglio in jannaccese, «la televisiun la g’ha na forsa de leun», forse alludendo alla sua esperienza a Sanremo, infatti subito dopo parte ‘Io confesso’.

Un breve intervento degli organizzatori – Nino Boeti e Lorenzo Siviero – ed entra l’attesissima Nada. Ognuno ha la sua idea sull’età di Nada.
Idea sempre diversa, sempre imprecisa. Cuore di ragazza, angelo caduto dal cielo, Nada Malanima è adesso come tanti anni fa esattamente quello che canta.

Infine “I Miller e una notte” (questo è in pratica il nome di questo supergruppo nato apposta per stasera) concludono insieme sul palco cantando le canzoni di Piero Ciampi, livornese come Nada e i Virginiana Miller.

A tenere collegati tutti questi momenti sono ancora le parole di Emanuele Artom, partigiano ebreo che racconta nei suoi diari la persecuzione razziale negli anni del fascismo e la cronaca delle azioni partigiane. Operazioni delicate, scelte velocissime compiute da ragazzi giovanissimi, talvolta senza possibilità di salvezza. Accade proprio qui, in questa zona che tutti i giorni a modo suo resiste. E chissà per quale motivo qualcuno un giorno ha deciso che questa via avrebbe dovuto chiamarsi col suo nome.

Le parole di Emanuele Artom che chiudono i suoi diari chiudono anche questa serata, e le luci si spengono quando gli attori le pronunciano:

«Smetto di scrivere perché diventa buio.»

È una frase che, chiuse le pagine e aperte le interpretazioni, lascia un’ombra inquietante. Ma non abbastanza per impedire un gioioso proseguimento della notte.

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