TOdays Festival 2016 Day 3: lost and found

Tutte le cose piacevoli hanno prima o poi una fine: il mese di agosto, le vacanze, il TOdays Festival 2016 che chiude i battenti domenica 28 agosto con la sua terza e ultima serata, con un prologo pomeridiano al Parco Peccei con la strana accoppiata tra Elio Germano & Theo Teardo a precedere i concerti, concentrati allo Spazio 211 di Torino.

Chi è l’headliner di questo Day 3?
Un campione statistico di almeno sette persone restituirebbe quattro diverse opinioni, perché ciascun nome ha un proprio seguito, e la profonda diversità tra Local Natives e Goat, The Brian Jonestown Massacre e Crystal Fighters impedisce di fare una comparazione oggettiva.
Per sensibilità personale e per vicinanza ai miei favori, risponderei The Brian Jonestown Massacre.

Brian Jonestown Massacre - Todays Festival 2016

Peccato che la vita del reporter fuorisede non sia tutta rose e fiori, e la combinazione malefica tra il rientro dei torinesi da una domenica fuoriporta con la mia macchinosità nel gestire il rapporto coi mezzi pubblici mi ha giocato un brutto scherzo e mi ha impedito di assistere al loro concerto (e alla precedente apertura a cura di Victor Kwality degli LNRipley).

Victor Kwality - Todays Festival 2016

Il giudizio sui tre gruppi successivi sarà dunque estremamente oggettivo, e non viziato dagli stupefacenti -aggettivo non casuale- suoni distorti e psichedelici della band californiana costruita intorno ad Anton Newcombe.

I Local Natives arrivano anch’essi dalla California, che è uno stato enorme e non tutte le band californiane sono uguali tra di loro. Mostrano una dinamica piacevole sul palco, con quattro elementi frontali iper mobili e agitatissimi e la batteria alle loro spalle. Attaccano bene il pubblico, usando sempre due o tre voci che danno quel piglio folk e un po’ naïf. Quando i Local Natives ricorrono alla doppia chitarra, i suoni si scaldano e convincono, salvo poi avere la tendenza ad appiattirsi sui coretti dei ritornelli. Spezza un po’ la tendenza il pezzo di chiusura ‘Sun hands‘, col sapore retrò e le influenze blues psichedeliche a ravvivare.

Local Natives - Todays Festival 2016

Il palco del TOdays Festival si trasforma per accogliere i Crystal Fighters.
Compaiono amplificatori e una giungla di microfoni intrecciati nella vegetazione, non è ben chiaro se si tratti di piante ornamentali o di verdura. L’ingresso on stage è ancora più vistoso, in uno stile mutuato probabilmente dagli stadi americani se non addirittura dal wrestling, bandiere incluse. Si va di cassa dritta, atmosfere tribali o caraibiche col chitarrone, e una presenza scenica istrionica e caciarona. È un trionfo di quanto di più ammiccante ci possa essere, il pezzo romantico con le mani a cuore, l’ukulele, i campanacci. Anche i pezzi del disco di esordio, da ‘I love London‘ in poi, risultano meno acidi e bidimensionali. Si fa di tutto per dare volume allo show, e questo atteggiamento gioioso e giocherellone dei Crystal Fighters risulta travolgente per il pubblico. Da segnalare, una ragazza che a fine concerto ha confessato di aver perso la busta del tabacco nel delirio sottopalco.

Crystal Fighters - Todays Festival 2016

Anche l’ultimo gruppo dell’ultima serata di TODAYS Festival 2016 non difetta di carisma e singolarità: gli svedesi Goat si presentano numerosissimi e mascherati come da copione, carichi di colori e di inquietudine visiva. La musica fonde chitarre rock, quasi hard, con numerose percussioni dal gusto equatoriale, con il misticismo delle voci a coronare la psichedelia del quadretto e delle corde. Meno originali i passaggi in cui si picchietta di più e si picchia di meno, privilegiando i legni di strumenti indefinibili e le pelli di bongo alle chitarre. Per il rush finale, i Goat tirano fuori dal cilindro un basso incazzato e frenetico, una corposa ‘Run to your mama‘ e volumi altissimi con un riverbero pazzesco.

Goat - Todays Festival 2016

Bilancio di questo terzo episodio del TOdays Festival: io mi sono perso il mio gruppo favorito, una ragazza si è persa il tabacco, non si è capito chi fossero gli headliner nemmeno con l’applausometro e ci rivediamo di sicuro l’anno prossimo al festival torinese più figo dell’estate, perché è risaputo che dia assuefazione.


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Matteo Ferrari

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Nato nel 1984 nell'allora Regno Lombardo-Veneto. Un onesto intelletto prestato all'industria metalmeccanica, mentre la presunta ispirazione trova sfogo nelle canzonette d'Albione, nelle distorsioni, nei bassi ingombranti e nel running incostante.

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