Le Mura live a Roma: release party da urlo

C’è chi dice in giro che il rock è morto, ma sopratutto c’è chi dice in giro che oltretutto non avrebbe più senso rianimarlo, che come musica ha già detto tutto e non interessa più a nessuno.
Evidentemente chi martedì 28 febbraio era al Lanificio 159 di Roma per sentire Le Mura non la pensa così.

Per la presentazione del loro primo disco (“Sat Nam”, uscito lo scorso 17 febbraio per Maciste Dischi), Le Mura hanno riempito uno dei locali più alla moda della capitale con un pubblico di scalmanati che cantavano a squarciagola.
Per chi non li conoscesse, Le Mura sono un gruppo garage rock psichedelico della scena underground romana, attivo ormai da 7 anni.
Il loro stile è contraddistinto da una marcata ironia, talmente tagliente che a volte rasenta volutamente il grottesco per essere ancora più affilata.
Assistendo al concerto presso il Lanificio 159 devo ammettere che sono rimasto molto colpito dalla della band, formata da quattro elementi che nel loro genere risultano davvero interessanti.
La voce di Andrea Imperi è forte e bassa, avvolgente, anche se sul palco ciò che attira l’attenzione è l’estetica: capello lungo nero, gilet militare e sul petto nudo la scritta “Sat Nam” (il cui significato è il nome di un rito yoga con cui si saluta, e risponde a “il Suo Nome è Verità”).
Al basso c’è Gabriele Coreddu, anch’egli a petto nudo con tatuaggi in mostra: è un metallaro prestato alla psichedelia, e che sia un metallaro non lo si intuisce solo dallo stile dei tatuaggi bensì da come suona forte – forte e chairo.
Alla batteria Bruno Mirabella, che a detta del resto della band è «il classico fico del gruppo».
Già batterista dei Big Mountain County, Mirabella tira mazzate come se non vi fosse un domani.
Alla chitarra si incontra invece Gabriele Proietti: capelli lunghi davanti agli occhi, giacchetto colorato e taglienti schitarrate psych-blues.
Insomma, un fricchettone arrivato direttamente dalla fine degli anni ’60.

Questo gruppo apparentemente eterogeneo, forse proprio perché composto da elementi con differenti background musicali, riesce a creare atmosfere intense e oscure alternandole a momenti di leggerezza con toni scanzonati.
I testi, mai banali e sempre azzeccati, riescono in poche righe a racchiudere scenari e situazioni che delineano la società che viviamo – ed è proprio questo che mi ha colpito de Le Mura, la loro capacità di proporre un nuovo tipo di rock con nuove tematiche, più moderne.
Senza scimmiottare le tenebrose e autodistruttive rockstar del passato, Le Mura con molta autoironia riescono a trascinare il proprio pubblico in un mondo lisergico.
Il consiglio è dunque quello di non perdere assolutamente un loro live.
“Sat Nam” a tutti!

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