Goldfrapp live a Milano: affascinanti correnti elettroniche

Il 26 ottobre si chiude a Milano il tour nell’Europa continentale dei Goldfrapp, ed è il Fabrique a ospitare questa unica data italiana.
Goldfrapp - Silver EyeIl duo inglese ha pubblicato quest’anno l’album “Silver eye”, ennesimo capitolo del loro mutevole percorso che li ha portati a esplorare tutte le sfumature della musica elettronica dal taglio raffinato, dall’ambient al trip-hop passando attraverso il pop e i suoni più oscuri.
I brani più recenti saranno accompagnati da alcuni dei loro più grandi successi, quelli che han dato loro una popolarità ben più vasta del genere di nicchia a cui appartengono.

Senza alcun gruppo spalla a precederli, i Goldfrapp si presentano sul palco con una batteria di tastiere in prima linea, una batteria elettronica e una batteria analogica e Alison Goldfrapp al centro di tutto, indiscussa regina della scena. Col secondo pezzo compare un basso e il suono di fondo da rumoroso diventa ancora più sintetico.
Nella coltre di fumo sparso dai ventilatori che spingono come dannati spunta la cantante, che si muove in uno spazio che pare vuoto, isolato dal resto del gruppo che sembra essere posizionato lì come un fondale.

La voce è quasi sempre filtrata dagli effetti, l’impressione è quella che arrivi da altrove, e la figura che abbiamo sotto gli occhi non sembra appartenere a questo pianeta. Alison è un affascinante automa che pesa ogni singolo movimento e ogni vocalizzo, su una base sonora mutevole: a volte sintetica e morbida, a volte più dura con i bassi che si fanno pesanti.
I Goldfrapp non hanno luminosità, suonano in una penombra di fondo in cui risplende la fioca luce della loro donna immagine. Tra il pubblico e il palco c’è una parete invisibile di mezzo, che ci tiene distanti.
Avete presente quegli spot di profumi in cui c’è una donna che si muove dinanzi a uno sfondo vuoto, di cui non si riesce a comprendere il significato?
La sensazione è quella di essere davanti alla tv e osservare queste trame illeggibili, ma pur sempre affascinanti.

Goldfrapp

La musica dei Goldfrapp è un basso robotico e una batteria forsennata, con un accompagnamento di tastiere che creano atmosfera. Interessante l’intervento della batteria elettronica a raddoppiare i rintocchi di quella classica, mentre i cori si fanno un po’ stucchevoli quando diventano invadenti. Ad un certo punto arriva il cambio di passo, e col pezzo che non ti aspetti: ‘Systemagic‘, un singolo che sull’ultimo disco destava più di qualche dubbio, dal vivo ha la stessa verve dei loro brani più noti ed efficaci, il tutto mentre Alison canta e si dimena fluttuando nell’aria, o meglio nella bora, ché con tutto quel vento artificiale sembra di stare a Trieste.

Da qui in poi si alza il tiro, le tastierine si fanno più semplici ma i pezzi hanno una rendimento notevole. ‘Ride a white horse‘ è una canzone scura e dalla compressione dei suoni molto spinta, con un ritmo incessanti. Sembra una macchina del tempo che rimanda indietro di trenta e più anni, alle atmosfere della prima discomusic più glamour e raffinata. Vogliamo considerare il carisma di Alison Goldfrapp alla stregua di uno strumento musicale? O quanto meno un’arma potenzialmente pericolosa, di cui però i Goldfrapp non abusano e non esagerano mai.

La parete invisibile è crollata, l’appeal è ai massimi livelli e ‘Ooh la la‘ è una mina, un bastone brandendo il quale i Goldfrapp agitano la folla e rompono ogni schema. Arriva la breve pausa da cui si riparte più calmi e riflessivi, prima di un’ultima deriva verso i suoni nuovamente compressi di ‘Strict machine‘, molto vissuta e priva di artificiosità, che si chiude con una batteria roboante. Lo show dei Goldfrapp è breve, soddisfacente, ricco di sfumature e con una conclusione travolgente.
Sottolineare quanto Alison Goldfrapp sia affascinante in tutto quel che fa sul palco è fin troppo banale, ma sarebbe da ingrati tralasciare questa dote innata, intorno alla quale si sviluppa tutto il loro concerto.

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Matteo Ferrari

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Nato nel 1984 nell'allora Regno Lombardo-Veneto. Un onesto intelletto prestato all'industria metalmeccanica, mentre la presunta ispirazione trova sfogo nelle canzonette d'Albione, nelle distorsioni, nei bassi ingombranti e nel running incostante.

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