Fatboy Slim live a Roma: una meccanica star della consolle

La serata torrida e umida di questa domenica romana (09 luglio 2017) aveva tutti i presupposti per concludersi alla grande in uno di quei luoghi da archeologia industriale dimenticati nella Capitale e che improvvisamente tornano alla vita con eventi imprevedibili.

E così viene organizzata questo Dj Set sotto la bruttissima sopraelevata di Roma, tra San Giovanni e San Lorenzo che vede protagonisti prima Fatboy Slim e poi l’ex Massive Attack Daddy G.
Ma purtroppo non eravamo né a Brighton né nella Bristol di fine anni Ottanta.

Fatboy Slim, che per i quarantenni come il sottoscritto rimane Norman Cook, storico bassista dei mitici Housemartins, oramai è una meccanica star della consolle.
Si presenta in stile hawaiano nel cemento romano e mette in scena il suo set tecnicamente perfetto. Le sue hit si alternano a inni dance della scena mancuniana dei primi anni Novanta con citazioni sperdute e disconnesse di New Order e persino Happy Mondays.
Più va avanti con l’età e più sembra marcare il suo amore per l’elettronica pura, quella degli inizi senza le contaminazioni trip hop o psichedeliche.
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In queste Fatboy è davvero fenomenale: l’impatto sul pubblico, che sia di adolescenti o di ex ragazzi, è davvero formidabile.
Non tutti sanno tenere la scena in consolle con quella potenza e quel carisma, questo gli va riconosciuto.
Ma obiettivamente per un suo Dj set forse la location non è stata una scelta granchè felice: sembrava tutto molto compresso, quando le sue performance hanno bisogno di respiro e magari anche di molto colore naturale, anzichè il grigio dei palazzi romani.
Peccato, perché la resa avrebbe potuto essere di gran lungo migliore.
Questo non toglie nulla alla bellezza dei suoi pezzi storici come ‘Praise You‘ o ‘Right Here Right Now‘, ma avrebbe potuto togliere a chi osservava e ascoltava con maggiore attenzione, la sensazione che si fosse di fronte al compitino.

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Dopo di lui la scena in consolle sembra mutare con l’arrivo di Daddy G., ex mente pensante dei Massive Attack, assai più a suo agio tra l’atmosfera simil-Bristol del quartiere romano di San Lorenzo tra ferrovie e capannoni dismessi.
Il punto è che ci si aspettava la forza trasognante della dance di Mr. Cook e si sono riversate le aspettative sulla pur degna performance trip hop di Daddy G. – ma sono due storie con radici diverse, che avrebbero meritato forse un palco tutto per loro.
Alla fine parliamo di classe pura applicata alla scena elettronica di due declinazioni radicali diverse.
Il de-contesto attorno stavolta non ha sembrato reggere la forza dei due artisti.


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