Cristina Donà live a Ranica (BG): vent’anni di Tregua

Cristina Donà sta girando in lungo e in largo l’Italia per celebrare il ventesimo anniversario di “Tregua”, il suo primo album pubblicato appunto nel 1997.
Il 3 novembre fa tappa al Druso di Ranica (BG) per condividere un po’ di questa festa anche con i fan bergamaschi, per il consueto appuntamento con la rassegna Indie Druso.

Ogni data di questo “Tregua 1997-2017 Stelle Buone” tour vede la presenza in apertura di uno dei giovani artisti italiani che hanno collaborato alla riedizione del disco, reinterpretando uno dei brani della tracklist. Al Druso è il turno de Il Geometra Mangoni, cantautore toscano che oscilla tra una chitarra elettrificata blanda e una elettronica più importante e carica di bassi, e che chiude l’opening accompagnato dalla presenza e dalla voce della stessa Cristina Donà, con il rifacimento di ‘Ogni sera‘.

Il Geometra Mangoni - Bergamo

Dopo un veloce cambio di palco, può iniziare l’evento principale della serata. Un’introduzione mistica fa da sottofondo all’uscita di Cristina Donà e della sua band, prima dell’attacco violento a suon di legnate di batteria con ‘Ho sempre me‘. La voce è precisa e inappuntabile, la presenza è fissa, quasi da sfinge o da atleta in trance agonistica, a livello sonoro si fa sentire e notare il corno.

La scaletta di “Tregua” verrà percorsa traccia dopo traccia, in rigoroso ordine dalla 1 alla 11. L’esecuzione dei brani è rivista e ripensata, con un arricchimento musicale che completa la voce di Cristinà Dona, il cui cantato è fuori discussione proprio come ci sarebbe potuti aspettare. Passiamo da ‘L’aridità dell’aria‘ imperniata su toni più acustici nella strofa e sull’accompagnamento di tromba nel ritornello, a ‘Stelle buone‘ in una versione più da salotto e un po’ algida. Cristina Donà abbandona la chitarra e guadagna il centro del palco con ‘Labirinto‘, caratterizzata da un suono blando e oscuro, con un taglio a metà tra il misticismo dell’ingresso e il film horror.

Cristina Donà - Bergamo

È un concerto nel quale nulla è improvvisato, ogni passaggio appare pesato nella forma e nel contenuto per un risultato privo di ogni macchia o macchiolina. Il suono è ancora più potente di quanto ci si attendesse, le movenze di Cristina Donà si fanno più sciolte col passare dei minuti, la voce è senza grinze in tutte le variazioni che prende. La quiete di ‘Piccola faccia‘ va in contrasto con la seconda esecuzione della serata di ‘Ogni sera‘, dagli strumenti altissimi e dalla voce forse un poco sacrificata.

Ancora un attimo di respiro con ‘Risalendo‘ prima del finale di ‘Tregua‘, con qualche increspatura ricercata della voce, la chiusura su toni bassi, botte di noise che sfociano in una distorsione di ‘All apologies‘ dei Nirvana. Una sequenza eclettica in un solo pezzo, per Cristina Donà e il suo gruppo, con cui lasciano temporaneamente la scena.

Il rientro è estremamente loquace, il clima è più disteso dopo l’esecuzione tutta di un fiato del disco che è stato degnamente celebrato. Viene accompagnata nuovamente da Il Geometra Mangoni che aggiunge la propria voce a una delle cover più conosciute e meglio riuscite di Cristina Donà, la struggente ‘Labbra blu‘ dei Diaframma che avrebbe altrimenti un taglio molto femminile. La voce è sempre pazzesca per ‘Dove sei tu‘, prima della chiusura d’atmosfera, nuovamente in clima da salotto con ‘Invisibile‘.

Stiamo per lanciare la riflessione finale, dopo i saluti e la nuova uscita dal palco del gruppo, ma veniamo interrotti dal bis del bis: in solitaria, con la sola chitarra acustica e la voce usata anche a mo’ di strumento, imitando una tromba che suona quasi vera, Cristina Donà si congeda con ‘Goccia‘.

Cristina Donà - Bergamo

Tornando alla nostra riflessione mai iniziata, c’è una teoria per la quale in Italia una donna non può fare del rock vero e puro, quello con le chitarre elettriche per intenderci, e se anche insiste nel farlo non può avere successo, a meno di pochissime eccezioni. Dando per buona questa teoria, considerandola una sorta di assioma, avremmo l’unica spiegazione possibile del motivo per cui nella scena rock italiana degli ultimi vent’anni Cristina Donà sia relegata in una sorta di nicchia, apprezzata ma pur sempre minoritaria. Accompagnata da musicisti di livello, mette in mostra le proprie doti vocali e musicali, da sommare a quelle di composizione e alla duttilità di prestarsi a duetti e rifacimenti sempre ben riusciti. Bravi noi che c’eravamo, ma se ci fosse una giustizia musicale il nome di Cristina Donà sarebbe scritto sui manifesti con un carattere molto più appariscente.


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Matteo Ferrari

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Nato nel 1984 nell'allora Regno Lombardo-Veneto. Un onesto intelletto prestato all'industria metalmeccanica, mentre la presunta ispirazione trova sfogo nelle canzonette d'Albione, nelle distorsioni, nei bassi ingombranti e nel running incostante.

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