Black Mountain live a Torino: bisognerebbe fare la pazzia e andare anche oggi a Bologna

I Black Mountain chiamano il loro nuovo album “IV”, proprio come i Led Zeppelin quel disco che conteneva ‘Stairway to Heaven’ (ma in quel caso IV era un nome convenzionale perché in realtà era senza titolo). Vorrei comprarmelo al banchetto appena entro ma non hanno più copie. Dovrò rinunciare a un rito programmato da tempo: infilarlo in autoradio subito dopo il concerto per un bel viaggio psych-rock da Spazio211 a casa mia.

L’unica dunque è ascoltarmelo bene bene suonato in concerto. In breve, sembra che i synth acquistino molto più spazio, in qualunque modo vogliamo intendere la parola “spazio”. Il loro sound di riferimento tipicamente anni ’70 ora si affaccia sul decennio successivo.

Oggi 4 aprile la Black Mountain Army, insieme alle nuove canzoni di “IV”, ripropone molti cavalli di battaglia dei dischi I e II, lasciando un po’ stare il III. Chiaramente non si chiamano così, ma è impossibile non alludere un po’ ai loro numi tutelari, che li hanno ispirati anche nel nome. Dovevano dirglielo nel 1969 a Jimmy Page, quando incideva ‘Black Mountain Side’ per “I”, che un giorno sarebbero arrivati questi canadesi a continuarne alla grande la missione.

Forse i Black Mountain sono i Black Sabbath senza Sabbath. Sono I Led Zeppelin senza baby-hey hey-gonna make you-yeah! Di sicuro durante pezzi come ‘Stormy High’ e ‘Tyrants’ penso che siano il mio gruppo preferito (vivente) ed è una cosa che penso molto raramente.

‘Mothers of the sun’ è il lungo singolo che sta a campione dell’album, guidato dai vibrati di Amber Webber. Jeremy Schmidt con moog e synth e quant’altro è molto in primo piano e ci dice “ciao!” con la maglietta gialla.

Coprire di capelli lunghi la chitarra Gibson per menare riff all’ultima corda e assoli all’ultimo tasto è una roba che nel 2016 o non si fa più o magari sopravvive come pacchianeria da gruppo hard rock. Invece Stephen McBean rende tutto questo sano, indispensabile, carico, figo. I led (quelli dei pedali) stanno belli accesi su un botto di effetti tra octaver fuzz phase eccetera, ma comunque le legnate sono nette, chiare, sbam.

Dopo una spettacolare ora e mezza di concerto, ‘Don’t throw your hearts around’ è il pezzone con cui ci salutano. Tutti gli chiedono di continuare, ma è lunedì un po’ per tutti e pazienza. Infatti chi scrive lo sta facendo ora clandestinamente da lavoro. Facile il rock di sabato sera, ma gli altri giorni only the brave…

Dimenticavo, ad aprire c’erano i The Backhomes, due che suonano cose psych sulle basi.

Comunque vedere all’opera la Black Mountain Army è la tipica cosa che fa venir voglia di fare la pazzia e di andare a vederli anche la sera dopo. Stasera suonano a Bologna, non riuscirò ad essere abbastanza pazzo, ma mi piacerebbe che tutto ciò convinca qualcuno ad andare, in mia vece.

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